Ansia nei bambini

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I bambini possono manifestare sintomi ansiosi in modalità molto differenti. La prima, forse meno conosciuta, è l’incapacità a mantenere un unico gioco dall’inizio alla fine. I bambini ansiosi iniziano e finiscono tanti giochi differenti senza mai portarne a termine uno, senza mai divertirsi fino in fondo. Spesso i bambini , anche durante i primi mesi di vita, manifestano i loro disagi attraverso la pelle: sfoghi, psoriasi, caduta dei capelli sono sintomi frequenti. Soprattutto la pelle, che ricopre il nostro corpo, che ci “ contiene”, è presa di mira poiché, anche biologicamente è legata al nostro cervello. Si forma infatti attraverso il tubo neurale da cui prende vita anche la formazione del nostro cervello. Quando il contenitore mente si incrina la pelle soffre.

I bambini ansiosi possono avere spesso tic e mostrare una certa agitazione motoria e nel dialogare: hanno fretta di dire, di raccontare, ma le parole escono tutte impastate e “agitate” come sono loro.

Quando i sintomi ansiosi superano la soglia diventa difficile mantenere l’attenzione ed apprendere: se la mente è piena di pensieri gli apprendimenti non riescono a depositarsi in memoria.

La psicoterapia ad indirizzo psicoanalitico aiuta i bambini e i loro genitori a comprendere e poi gestire questi sintomi, fino a farli scomparire. Il lavoro passa attraverso il gioco ed il disegno e da colloqui mensili con i genitori. È sempre bene non sminuire certe manifestazioni ed affiancarsi al proprio bambino attraverso le sue modalità espressive principali come giocare e disegnare. Questo è un primo passo verso la possibilità per il bambino di digerire tristezze e pensieri veri o fantasticati.  Sarà poi la psicoterapia a guidare i genitori ed il bambino contenendo le preoccupazioni ed intervenendo sulle fragilità fino al ritrovamento di una calma mentale e familiare.

Drssa Francesca Cesina 
Psicoterapeuta infantile

PSICOTERAPIA DELL'ETÀ EVOLUTIVA

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La psicoterapia dell’età evolutiva prevede l’incontro settimanale con il bambino e incontri a cadenza mensile (o più) con i genitori in modo tale da aggiornarsi reciprocamente sul percorso in atto e ritagliare un momento per pensare insieme a quanto sta accadendo.  Ogni terapia è un abito cucito su misura che tiene in considerazione le richieste familiari e quelle del bambino.  Nulla viene deciso a priori, ma solo dopo una iniziale consultazione (1/2 incontri con genitori + 3 incontri con bambino) si rifletterà  insieme se intraprendere un percorso.

La pratica psicoanalitica dell’età evolutiva utilizza quelle che sono considerate le principali modalità espressive dei bambini come il gioco, il disegno, il dialogo ed il sogno.  Nella stanza d’analisi, ogni bambino potrà giocare, parlare, disegnare e raccontare storie liberamente. I personaggi creati da queste interazioni sono il modo, attraverso cui, il bambino può comunicare in immagini e storie condivisibili quanto sta avvenendo dentro di lui: in tal senso questi personaggi sono sempre ricchi di emozioni ed affetti.

Il gioco è il mezzo utilizzato dai bambini per drammatizzare, rappresentare, comunicare, scaricare le proprie fantasie e anche per elaborare e modulare l’ansia e le eventuali paure connesse. Si interviene sul bambino toccando le sue storie e i suoi personaggi e lasciando che la storia si sviluppi senza eccessive decodificazioni. Fondamentale è la presenza dell’altro con cui giocare; il giocattolo da solo può aiutare il bambino a rappresentare, tentare di trovare soluzioni, ma è solo la presenza mentale di qualcun atro (come per le favole la presenza del narratore) che giochi con lui e che consente che il gioco sia trasformativo. È l’accoglimento degli stati emotivi e mentali presenti durante il gioco che consente le trasformazioni più profonde.

Anche Il disegno è da considerare come una breccia nel mondo interno del bambino capace di far visualizzare quanto in esso va, via via, avvenendo a seconda dei momenti della sua vita. Il disegno è utilizzato come un sogno rispetto al quale poter chiedere associazioni (“facciamo la storia di questo disegno?”) che saranno pensate dal paziente sul disegno. Così facendo si mette in parola quello che è già nell’immagine del disegno che aspetta un interprete.

Il bambino vive immerso nella cultura emotivo-affettiva della famiglia che, a pieno titolo, costituisce l’altra voce indispensabile alla terapia. Diventa così di grande importanza il contributo dei genitori che vivono con il proprio figlio ogni giorno. L’aiuto della famiglia permette di riflettere su come rapportarsi al bambino e permette di pensare insieme a cosa sta accadendo e quali emozioni emergono, sia casa che in terapia.

 

Dott.ssa Francesca Cesina
Psicologa clinica, Psicoterapeuta

EPISODI DI DISFLUENZA

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Suggerimenti comunicativi utili.

Tra i 2 e 4 anni c'è il massimo rischio di insorgenza dei primi episodi di disfluenza.

Generalmente, si sviluppa in maniera graduale, con periodi di difficoltà alternati a periodi di fluenza normale.

La disfluenza può manifestarsi con grande variabilità, le difficoltà infatti, aumentano in caso di eccitazione, stanchezza, apprensione o fretta.

L’80% dei bambini che manifesta iniziali episodi di disfluenza li interrompe spontaneamente e nel 50% dei casi entro un anno dall'insorgenza.

Queste remissioni spontanee sono spiegabili presupponendo che il problema dipenda da una incompleta maturazione della competenza linguistica espressiva.

Quando la disfluenza non è ancora strutturata, cioè dura per un periodo di tempo limitato, sei mesi circa e non sono ancora presenti reazioni emotive alla difficoltà di parola, il bambino può non essere cosciente della difficoltà se non siamo noi a renderlo consapevole quindi è bene evitare di fargli maturare questa consapevolezza così si eviterà di strutturare la disfluenza e stabilizzarla. 

Qualche suggerimento da seguire nell'interazione verbale:

  1. Ascoltare pazientemente cosa dice e non come lo dice. Rispondere al messaggio non facendo caso alla disfluenza
  2. Permettergli di completare l'esposizione del proprio pensiero senza interruzioni.
  3. Mantenere, mentre sta parlando, un naturale contatto oculare.
  4. Evitare di anticipare o completare il suo pensiero. Lasciate che si esprima con parole proprie.
  5. Dopo che ha parlato, ripetere attentamente e in maniera rilassata alcune sue parole sulle quali ha balbettato. Ad esempio: “ho vvvisto un cccane”. Ripetete, senza fretta: “Oh si, hai visto un cane. L'Ho visto anch'io quel cane”.
  6. Attendere un secondo o poco più, prima di rispondere. Serve a mantenere un ritmo della parola più tranquillo e può aiutare la sua espressione verbale.
  7. Dedicargli almeno 5 minuti al giorno per colloquiare con lui tranquillamente e senza fretta.
  8. Manifestate e verbalizzate che gli volete bene, lo considerate e vi piace parlare e passare del tempo con lui. 

Inoltre può essere d'aiuto uno stile di vita in casa meno frenetico e più calmo quindi rivolgersi a lui in maniera non affrettata e permettergli di esprimersi non sostituendosi a lui o anticipandolo quando parla.

Meglio spegnere la tv e non mettere a tavola cellulari o tablet durante i pasti,

è bene che siano momenti dedicati alla conversazione e il digitale non lo renderebbe possibile.

Se comincia a parlare mentre siete occupati in qualcosa che richiede attenzione fategli notare che, anche se non lo guardate, siete in ascolto e gli dedicate la vostra attenzione.

Quando vuole raccontarvi qualcosa, se potete, interrompete la vostra attività e guardatelo negli occhi. Se non potete interrompervi, ditegli che, appena finito, lo ascolterete attentamente.

Per qualche giorno può essere utile analizzare come ascoltate e come reagite alle sue verbalizzazioni e richieste di attenzione.

Per i primi 2 o 3 giorni valutate, volta per volta come, quando e per quanto tempo lo ascoltate.

Cosa attira la vostra attenzione?

Che modalità di ascolto adottate? Percepite una piccola parte di quello che dice o seguite ogni parola?

Lo lasciate finire prima di intervenire?

Gli mettete fretta quando tenta di parlare?

Come reagite quando vi interrompe mentre state facendo o dicendo qualcosa di importante? Quanto lo osservate mentre lo state ascoltando?

Incominciate a modificare il modo di ascoltare e di reagire, provate a bilanciare il vostro ascolto.

Se parla molto, non è possibile ascoltarlo sempre ma potete decidere quando farlo, magari ascoltandolo nei momenti in cui prima eravate distratti. Oppure potete modificare la vostra reazione, quando vi interrompe. L'importante è sapere che si può modificare l'ascolto, senza arrivare ad eccessi.

Usate un linguaggio corretto, chiaro, con frasi e vocaboli adeguati alla sua età. Se parlate troppo velocemente può accadere che cerchi di imitarvi, senza averne l'abilità, e ciò può portare a balbettii e esitazioni. Usate frasi breve e semplici altrimenti potrebbe avere difficoltà nel comprendere e quindi nel rispondere. Parlate adagio, con pause frequenti. Notate se tendete a tagliare la frase, se avete capito cosa vuol dire.

Leggete o raccontate delle storie durante la giornata o prima di dormire.

La lettura e il racconto enfatizzano il lato piacevole della conversazione. Fatelo spesso e con regolarità.  Dopo avergli letto più volte una storia, lasciategli finire le frasi o raccontare la storia con parole sue.

ADHD - Deficit dell’Attenzione e Disturbo di Iperattività

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ADHD è una sigla: Attention Deficit Hyperactivity Disorder (Deficit dell’Attenzione e Disturbo di Iperattività). I bambini che ne soffrono sono in difficoltà quando devono mantenere l'attenzione, sia durante le attività scolastiche, sia durante il momento del gioco. Molto spesso i genitori notano che i loro figli non portano a termine i giochi che iniziano, cambiandone diversi nel giro di poco tempo oppure, durante gli anni scolastici, sono segnalati come non attenti, disorganizzati ed irrequieti. Spesso questi bambini faticano ad attendere e non controllano e tollerano semplici frustrazioni come ad esempio perdere ad un gioco, essere rimproverati o prendere un brutto voto. Il disagio è prevalente nei maschi e viene notato in concomitanza con l’inizio della scuola elementare quando la difficoltà di concentrazione ostacola l’apprendimento, e a volte si accompagna a comportamenti aggressivi e provocatori di difficile gestione.

Dunque I bambini con diagnosi di ADHD si mostrano al mondo mettendo in scena comportamenti oppositivi ed onnipotenti ( a volte anche mettendosi in pericolo), tuttavia queste modalità celano sempre l'altra faccia della medaglia: un sentimento profondo di impotenza, sia nell' apprendere, sia nel poter stare in compagnia dell'altro serenamente. Molto frequentemente questi disagi vengono associati ad un disturbo specifico dell'apprendimento DSA( dislessia, discalculia, disortografia) : poiché la mente del bambino è confusa e satura di pensieri anche gli apprendimenti sono difficili da assimilare. Dunque la sindrome di iperattività rimanda ad una confusione interna ed a una difficoltà nel regolare le proprie emozioni che sembrano trasbordare dalla mente dei bambini, proprio come i loro comportamenti. Nonostante l'irruenza e l'assenza di controllo i bambini con ADHD sono bambini infragiliti che vivono un'importante confusione mentale . A questo quadro si aggiunge la preoccupazione, a volte angosciosa, delle famiglie che , nonostante le regole, le punizioni e le buone maniere , sembrano non vedere risultati. In questi casi la psicoterapia è di utilità per accompagnare i genitori a comprendere i segnali del loro bambino ed aiutarlo nelle richieste quotidianie. ln particolare , la psicoterapia dell'età evolutiva, permette al bambino di contenere , toccare e digerire, tramite gioco e disegno , quelle emozioni che ogni tanto sembrano eccedere.

In questi casi è utile garantire continuità alla vita familiare tramite la creazione di abitudini, attività routinarie e programmate e prevedibili. Questa modalità crea meno ansia e tranquillizza la mente dei figli e di conseguenza anche quella dei genitori che si trovano a svolgere un compito difficile. Inoltre é di grande utilità invitare i propri figli a giocare insieme. Siamo in deficit da gioco e spesso scordiamo il potere calmante di questa attività sui bambini. I sintomi sopracitati possono regredire o scomparire se le famiglie vengono aiutate a comprendere cosa accade nella mente dei loro bambini , attraverso il dialogo, ma soprattutto il gioco ed il disegno. Questa presa in carico dell'intero nucleo famigliare permette al bambino di poter stare più tranquillo, apprendere con maggior scioltezza e legare con i pari.

Dr.ssa  Francesca Cesina 

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